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Gli scatti di Jordi Larroch sono delle antinomie con cui costruisce metafore artistiche. Le sue immagini riflettono un universo magico in cui gli oggetti non sono mai quello che sembrano. Le sue opere giocano con l’illusione ottica e con il paradosso.
Le poesie visive di Larroch non germogliano da un semplice “incontro fortuito”, ma dalla ricerca deliberata di significati soggiacenti.
ANDREU BUENAFUENTE (COMICO E CONDUTTORE TELEVISIVO)
“Jordi Larroch è brillante, diverso, sensibile, delicato, diretto a volte, poetico altre volte. Quello che mi piace di più nella vita è scoprire nuovi talenti. Mi permette di continuare a credere nell’art. (…)”
MAYKA NAVARRO (GIORNALISTA “LA VANGUARDIA”)
Ogni immagine di questo fotografo virtuale di Barcellona è un colpo sicuro ai sensi. Jordi Larroch converte la realtà in messaggi impegnati che prendono vita e si muovono. Gli oggetti quotidiani si trasformano in capsule animate di informazioni che concentrano così tanta intensità che a volte sembrano vive e scapperanno da un momento all’altro. Dare un nuovo significato a ciò che ci circonda, questo è ciò che ottiene questo artista, che al calar della notte si trasforma in para4cats.
JUDITH BARNÉS (RESPONSABILE CULTURALE “FONDAZIONE JOAN BROSSA”)
Jordi Larroch (pseudonimo di Jordi Alcaraz, Barcellona, 1978) rappresenta la terza generazione. Ed è che se Joan Brossa avesse affermato di aver incontrato un fratello vedendo le immagini poetiche di Chema Madoz, in Larroch avrebbe forse visto un nipote. Larroch, seguendo le orme di grandi maestri, si muove in un mondo in continua trasformazione, alla ricerca della poetica nella realtà circostante. In un esercizio di minimalismo e di estrema sintesi, è capace di scoprire per noi ciò che non si vede. Le sue creazioni sono un inno costante alla vita di tutti i giorni.
Le fotografie di Jordi Larroch sono scenari carichi di carica concettuale. L’unione, l’abbinamento e la combinazione di oggetti di uso quotidiano creano spazi di osservazione e riflessione. Lo sguardo di Larroch è delicato, sensibile ea volte feroce. Allo stesso tempo, è giocosa e divertente, ottimista e speranzosa. La presenza di titoli nella maggior parte delle sue immagini ci aiuta a dialogare con lui. Particolarmente lucidi sono i suoi giochi di parole.
In termini di linguaggio ci muoviamo nel campo del paradossale. La lotta tra forti e fragili è già un classico. Uno scenario in cui il predominio del bianco e del nero dà forza all’oggetto. L’illuminazione contribuisce alla costruzione metaforica del racconto visivo.
Larroch si apre al mondo e ci insegna a guardare mentre giochiamo. Ha già lanciato i suoi dadi. Ora tocca a noi fare una mossa e sorridere.
ANNA ADELL (CRITICA CULTURALE “SETDART”)
Jordi Larroch sovverte gli usi quotidiani degli oggetti utilizzando il gioco surrealista firmato dalla celebre frase di Lautreamont. Ma le poesie visive di Larroch non germogliano da un semplice “incontro fortuito”, ma dalla ricerca deliberata di significati soggiacenti al confronto tra mondo organico e mondo manifatturiero (“Aire africano, son de mar, vida II…), in l’inversione semantica (tra fragilità e durezza, distruzione e creazione…) e negli ammiccamenti metonimici ($Moke, Punto y pelota…)
La purificazione formale deriva dalla ricchezza concettuale, la riduzione cromatica ritorna a suggestive sfumature connotative. Gli haiku di plastica di Larroch trasformano le linee sottili in tende a rete (Silenzio) dietro le quali si spia la vita interiore della realtà inanimata. I titoli partecipano al gioco metaforico, aggiungendo un’altra piega semantica che stimola la nostra immaginazione.
Esercizi poetici di tracciamento archeologico (la trasformazione delle cassette in miscelatori), di mimesi morfologica (cerniere che mutano in ali di farfalla), di trasferimenti temporali (quadranti di orologi trasmutati in fossili) e spaziali (minuscoli cristalli di sale che formano costellazioni). Le associazioni sono infinite, intrecciano filosofia e poesia, umorismo e sottile critica, magia e vita quotidiana.